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Le regole con cui interagiamo forgiano il nostro rango intellettuale

Aggiornamento: 27 mag 2021

Io penso questo. Dire e/o pensare che "le persone non cambieranno mai", che "il livello culturale non migliorerà mai" oppure che "non saremo mai all'altezza per fare un cambio di mentalità", è un atteggiamento passivo di rassegnazione intellettuale per certi versi insopportabile. Significa prendere atto di una situazione attuale e cristallizzarla, dando per scontato che essa non potrà mai cambiare in meglio. Pertanto sarebbe totalmente inutile studiare, immaginare e progettare una realtà diversa. E' un esercizio non costruttivo, disfattista e totalmente sconfortante. Mi dicono: "i cambiamenti arrivano dal basso". Io rispondo: nì. I cambiamenti arrivano dal basso ma anche dall'alto. Dalle regole che ci imponiamo come società, che soprattutto le élites e le classi dirigenti impongono dall'alto alla società stessa. E, se vogliamo, possiamo tutti diventare élites e provare a realizzare questo cambio di regole, di patto fra agenti della società. Le regole non cambiano (solo) dal basso, partono dall'alto. Il basso si adegua, talvolta in modo paradossalmente ingegnoso (per quanto magari amorale), alle regole imposte dall'alto. Se le regole sono folli, contraddittorie e controproducenti, altrettanto saranno i comportamenti individuali e collettivi. La favoletta che il popolo da solo possa fare i miracoli, è una favoletta, appunto, che non trova riscontro nella storia, perlomeno non nei suoi fatti maggioritari. Il popolo influenza, sì, ma anche viene influenzato. Il popolo guida, sì, ma anche si fa guidare e trasportare. Finiamola con immaginare che tutto possa esclusivamente partire dal basso, non è così. Se dall'alto non arriva nessun cambiamento, difficilmente si potrà pretendere che arrivi solo ed esclusivamente dal basso. Le regole, i patti sociali, i meccanismi istituzionali, il funzionamento amministrativo-burocratico di una società, impongono un determinato tipo di comportamento. Lo impongono e basta. Fanno sì che, nel lungo periodo, tutte le persone si adeguino a tali regole. I comportamenti degli agenti, l'economia insegna, a prescindere o meno dalla loro razionalità, sono figli di incentivi sociali. Se gli incentivi sono buoni, i comportamenti saranno mediamente buoni e viceversa. Nella nostra società abbiamo incentivi al parassitismo, all'assistenzialismo e all'allattamento statalista perpetuo. I comportamenti ne sono la conseguenza.

Basta con questo pessimismo cosmico. Iniziamo ad immaginare che, cambiando le regole del gioco, forse tutti (o quasi), prima o poi, saremo incentivati (o costretti) al cambiamento. Lottiamo non per far sì che la testa della gente cambi quasi per editto divino, lottiamo per cambiare le regole e i meccanismi attraverso i quali questa gente interagisce, tutti noi interagiamo.

Solo in questo modo potremo aspirare ad un'elevazione intellettuale collettiva. Cogliamo l'insegnamento di Gramsci, proviamo ad essere tutti élites, per quanto possiamo. Pessimismo dell'intelligenza, ottimismo della volontà.

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