Si parla sempre di politiche pubbliche imponenti a sostegno della natalità. Il dibattito sul tema è incentrato su un presunto necessario sostegno statale. Sì, ma di che tipo?
"Politiche pubbliche imponenti" sa molto di "potenza di fuoco (dello Stato, ndr) nel motore dell'economia" di recentissima contiana memoria, che tanto affascina il cittadino medio.
Sono frasi molto generiche, quindi non riesco ad individuare, nello specifico, a quali politiche pubbliche ci si riferisca. Ad ogni modo, se ci si riferisce, come io spero ma non credo (da noi si preferisce il sud America al nord Europa), a politiche in stile nord-europeo (Germania, Svezia, ecc.) a sostegno della natalità (https://bit.ly/natalità-modello-Svezia), faccio notare tre cose fondamentali:
1) I focus delle politiche nordiche a sostegno della natalità non sono di stampo assistenziale, ma sono orientate a far coniugare il ruolo genitoriale con il posto di lavoro (incentivazione dei servizi di asilo nido, pubblici e aziendali, ecc.). Da noi il problema sta alla base, e cioè che abbiamo tassi di occupazione, femminile e non solo, molto più bassi, quindi perde proprio il senso della politica auspicata. Da noi l'incentivo è di tipo parassitario, il messaggio che lo Stato italiano lancia è: cari genitori, fate figli, poi vi manteniamo noi a casa a far nulla. L'approccio nordico è totalmente differente, dice: cari genitori, se farete figli faremo di tutto per far farvi coniugare ruolo genitoriale e lavoro. Una cosa DIAMETRALMENTE opposta. Come se non bastasse, da noi il focus è solo incentrato sul ruolo della madre, a dimostrazione che, lo Stato prima di tutti, ha una cultura misogina e miope, per non dire cieca, di fronte al problema. Tra l'altro con me in questo senso si sfonda una porta aperta visto che sono favorevolissimo a tali politiche di stile nordico che, però, non hanno nulla di imponente nell'intervento statale così come concepito in Italia. Sono politiche di incentivo, e non di "reddito di maternità".
2) Nonostante tutto questo, nonostante gli sforzi dei paesi avanzati, faccio notare che sì, il tasso di natalità e di fertilità in quei paesi è più alto di quello sardo, sicuramente, ma non è così immensamente più alto. E' più alto, ma non 10 volte tanto (https://bit.ly/TFR_EU). Ossia, con sforzi immensamente più grandi (e soprattutto più efficienti) dei nostri, ottengono risultati sì migliori, ma non estremamente migliori. Ergo, il fenomeno è un fenomeno di tutto il mondo occidentale avanzato, un fenomeno direi quasi "naturale" ed irreversibile, che può essere rallentato e allentato, come avviene in quei paesi su citati, ma non fermato dall'alto. Quindi parlare di imponenti politiche pubbliche che risolverebbero il problema è errato, in quanto i dati e la letteratura in merito dicono che tali politiche pubbliche, ove vengano attuate, non raccolgono i risultati sperati.
3) Tasso di occupazione e natalità. A differenza di quanto pensato dai più, c'è una correlazione positiva fra tasso di occupazione femminile e fecondità. Correlation is not causation, frase che mi tatuerei. Ma più le donne lavorano, più fanno figli. E' totalmente contro-intuitivo rispetto al dibattito pubblico, ma è così. E, anche in questo caso, torno al discorso originario: il problema è l'occupazione, femminile e non solo. Senza incentivare l'occupazione, non ci sarà politica a sostegno della natalità che tenga e che potrà funzionare. Sarebbero solo risorse sprecate in modo inefficiente e assistenziale. Su questo terzo punto, consiglio le seguenti letture:
- 'Il paese senza figli' di Vitalba Azzollini: https://bit.ly/il-paese-senza-figli
- 'Istruitevi, perché avremmo bisogno di tutta la nostra intelligenza', in cui si parla anche dei legami con i livelli di istruzione: https://bit.ly/natalità-e-istruzione
- 'Il declino delle nascite si può fermare': https://bit.ly/declino-nascite
- 'Se occupazione e natalità crescono insieme': https://bit.ly/natalità-e-occupazione da cui ho estratto l'immagine che, secondo me, riassume tutto il dibattito in un grafico.
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