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Il riconoscimento costituzionale dell'elemosina

Per chi se lo fosse perso.

Il Comitato per l’Insularità, su iniziativa dei Riformatori Sardi, ha commissionato all'Istituto Bruno Leoni uno studio da cui emerge una quantificazione economica del presunto gap insulare della Sardegna.


Carlo Sanna, nostro collega di riflessioni sui temi sardi, ha scritto un bellissimo articolo in cui trae delle considerazioni dall'accaduto, con tanto di controreplica da parte dei committenti (nonché finanziatori diretti) del lavoro.


Trovate le riflessioni qui:

Alcune personali osservazioni aggiuntive.

▶️ Il fatto che la mozione sul riconoscimento costituzionale dell'insularità sia stata firmata da uno come Paolo Savona, la dice lunghissima e non fa che dimostrare la fragilità scientifica della stessa. Salvo che di stampo meramente politico/propagandistico, non vedo alcuna accoglienza positiva della proposta.


▶️ In molti non hanno percepito che tale riconoscimento, di fatto, esiste già, espresso in modo implicito dalla stessa Costituzione.

Infatti all'art. 3 si legge:

"È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."


È evidente, a mio avviso, che in tale disposto è abbondantemente compresa la condizione di insularità, quale "teorico" ostacolo di ordine economico e sociale che limita il pieno espletamento di una compiuta cittadinanza.

Non serve certo la dicitura esplicita "insularità" o "isole" per avere riconosciuto un diritto, a prescindere dal fatto che esso sia più o meno giustificato/bile.

Anche perché, diciamocelo chiaramente, ci sono zone montuose disperse nel bel mezzo dell'Italia, che sono molto più isolate della Sardegna e della Sicilia, soprattutto di quest'ultima.

A questo punto, se vale il principio che ogni tipologia di ostacolo esogeno andrebbe espressamente riconosciuta in Costituzione, allora ci vorrebbe il riconoscimento delle zone montane isolate, delle periferie mal collegate, delle città spopolate ecc., realtà uniformemente distribuite in tutto il territorio italiano.

Ergo, è palese come i promotori di tale iniziativa siano in mala fede e stiano facendo questa "battaglia" solo per un tornaconto personale in termini di consenso e distrazione di massa dai problemi reali.

Supponiamo che tale diritto sia legittimo (e non lo è, come si evince dai punti successivi e dall'analisi di Carlo): siccome esso esiste già, sarebbe coerente chiederne la sua applicazione e non chiedere un altro diritto aggiuntivo che si sovrappone a quello rivendicato.

Evidentemente, la priorità non è risolvere un problema (ripeto, sempre che esista!), ma cavalcarlo.

▶️ Come sempre, in un paese malato di giuridicismo sfrenato, si pensa che il rilancio, la ricchezza, la crescita non si creino dalla libera iniziativa di liberi cittadini/imprenditori, da investimenti/incentivi in ricerca e sviluppo, dal capitale umano ma, bensì, arrivi tramite un decreto o la modifica ad un articolo di legge effettuata da parte di qualche erudito burocrate/politico che, dall'alto e per tutti, ha le capacità, non si capisce come e perché migliori di chiunque altro, di decidere su cosa e come gli agenti della società debbano operare.

Una vera e propria accecante illusione che contraddistingue la cultura italiana che, purtroppo, la Sardegna ha accolto nei decenni, facendola sua.

▶️ La risposta di tale Umberto Ticca è a dir poco imbarazzante oltre che fallace da un punto di vista logico, palesemente in mala fede. Sostanzialmente dice: siccome IBL è un think tank di impronta liberale, essi sono per definizione contrari all'assistenzialismo e, quindi, nessuno ci può accusare di diffondere cultura assistenziale. Un esercizio di retorica comunicativa da insegnare a scuola, per illustrare agli studenti l'esempio perfetto di come non ci si debba comportare se si intende essere intellettualmente onesti.

In tale acrobazia (anti)logica, il Ticca fa finta di ignorare (perché sono sicuro che, in realtà, ne è perfettamente consapevole) che in nessuna riga dello studio di IBL c'è scritto che la Sardegna avrebbe bisogno di più di quanto già riceve o ha ricevuto.

E, ovviamente, il fatto che IBL quantifichi in X euro il (presunto) gap in termini di PIL non significa, in automatico, che tale gap non sia stato già abbondantemente colmato delle politiche assistenziali attuate e in atto e dai cospicui trasferimenti di cui la Sardegna già oggi gode (buttandoli a mare).


▶️ Proprio per il punto di cui sopra, trovo altamente deludente il lavoro di IBL in quanto, volutamente, non è incisivo su questi punti, per non infastidire il committente dello studio che ne ha elargito il compenso. Ci gira intorno, dice e non dice, fa, anch'esso a suo modo, retorica "scientifica", un ossimoro che ho scritto giusto per far passare il concetto. Un po' come se la soddisfazione del cliente, facendo ricerca scientifica, valesse più della completezza di informazioni che avrebbero reso il lavoro credibile. Tale completezza avrebbe reso completo il documento e avrebbe evitato di renderlo volutamente utilizzabile in modo fazioso da chi lo ha commissionato.

Non che da un punto di vista strettamente econometrico sia da reputarsi un lavoro eccellente, sia chiaro. Ma, almeno, in tal modo, avrebbero conservato la loro reputazione che, per quanto mi riguarda, dopo questo episodio viene fortemente indebolita.

Tutto il resto, l'ha detto più che bene Carlo Sanna, che ringrazio.

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